Alfio Patti presenta All'ombra della Loggia e canta 'A Cerca
Nel
Luglio del 2011 il mio carissimo amico Alfio Patti, profondo conoscitore e
cultore della cultura siciliana e noto come l’Aedo dell’Etna – mentre a me piace definirlo cuntastorie
e cantastorie – mi ha fatto un regalo:
ha magistralmente presentato un mio libro (All’ombra
della Loggia – Tipheret Editrice) alla Libreria Tertulia di Catania.
In
quel libro avevo inserito anche due poesie in dialetto e una di esse (‘A Cerca, cioè La Ricerca) Alfio la mise in musica e, accompagnandosi con la
chitarra, la propose al pubblico. Un regalo dentro il regalo.
Vi
propongo il video della perfomance di Alfio. Purtroppo fu ripreso con un
cellulare e non ne esiste altra versione, ma ciò non toglie che vale la pena di
vederlo ed ascoltarlo.
Quelli
che seguono sono il testo della poesia in dialetto e la sua traduzione in
italiano che, come tutte le traduzioni in altra lingua, perde però parte del
senso originale.
‘A
Cerca
I.
Cuntanu
ch’esisti un calici
di
granni consistenza,
che
ch’è chinu di miraculi,
ch’è
fonte d’esistenza…
L’aviti
mai sintutu ‘u cori ‘mpettu,
ca
v’accumincia a fa’ com’un caprettu?
Vi
sata a destra e a manca,
s’ammuccia
e poi s’avanza.
Po’
essiri l’arduri o la tinsioni,
po’
essiri lu scantu o l’impressioni;
ma
‘ntu me’ casu è ancora n’atru pisu,
ca
mi fa stari ‘nfernu e ‘mpararisu.
‘Nta
lu me casu è amuri,
e
abbrucia a tutti l’uri…
II.
Cercu
e nun trovu un calici
di
granni consistenza,
che
ch’è chinu di miraculi,
ch’è
fonte d’esistenza…
Mi
sentu propriu comu un gran pascià,
chinu
‘i tesori, onuri e di beltà.
Ma
‘u tempu passa e nun c’è a cu’ dari,
e
restu cà, sulu, ad aspittari.
Vulissi
a cu diri: «Amuri miu,
nun
po’ sapiri quantu t’addisiu».
Ma
nun c’è nugga a cui livari ’i peni;
‘u
tempu passa e la tristizza veni.
Mi
sentu comu ‘a terra ch’è assitata,
impoveruta,
sicca e poi spaccata;
c’anela
sulu all’acqua ca nun veni,
e
‘nto frattempo passa ancora i peni.
Vulissi cu’ dicissi: «Amuri miu,
nun
po’ sapiri quantu t’addisiu».
Ma
nun c’è nugga ca mi leva i’ peni;
‘u
tempu passa e la tristizza veni.
III.
Scavu
e ricercu un calici
di
granni consistenza,
che
ch’è chinu di miraculi,
ch’è
fonte d’esistenza…
Ma
si supra a ‘st’affari fazzu ‘u puntu,
m’accorgu
cu ‘nn’è tuttu quantu cuntu;
nunn’è
sulu l’amuri ca pinsati,
è
n’atra cosa ancora c’un dà paci.
In
funnu io belli stori n’ha già avutu;
‘u
fattu è n’autru, ormai ma pirsuarutu:
cercu
e nun trovu, comu nun saprei,
l’Amuri
granni, l’Amuri cu’ li dei.
IV.
Dintra
di nui c’è un calici…
I.
Forse
voi non lo sapete, ma si racconta che esiste un calice, enormemente prezioso,
che è capace di fare miracoli. Si dice che sia la fonte stessa dell’esistenza.
Ve
lo voglio dire come mi sento: mi balla il cuore in petto, come se fosse un
capretto che corre e salta qua e là.
Sì,
direte voi, succede. Tensione o emozione, succede a tutti. Ma così, in questo
modo,come capita a me? Un attimo mi sento al settimo cielo e subito dopo mi
ritrovo all’inferno. No, vi sbagliate: non è né tensione né emozione; è tutta
un’altra cosa. Di amore si tratta, e mi brucia dentro giorno e notte; non mi
lascia un attimo in pace.
II.
Sapete,
io ho cominciato a cercarlo quel calice prezioso, che è capace di fare
miracoli; che, si dice, sia la fonte stessa dell’esistenza.
Lo
volete sapere come mi sento? Come se fossi un… un pascià. Ricchissimo, potente,
bello. Sì, mi sento così; ma non sono felice. Se debbo dirvi la verità, ho un
vuoto dentro: mi manca qualcosa. Vorrei trovare la donna giusta, quella cui
donare quello che ho, per farla felice. Ma, giorno dopo giorno, mi ritrovo
sempre più solo.
Ah,
se esistesse, se fosse qua, se potessi dirle: «Tu non lo sai quanto ti
desidero». E, invece, mentre il tempo passa inutilmente, la tristezza mi
riempie il cuore.
Come
mi sento? Come la terra, quando non piove da così tanto tempo che tutto è secco
e inaridito. E la calura spacca le zolle; e lei, la terra che ci dà la vita,
anela solo a quell’acqua che non arriva. Così deve soffrire lei, come soffro
io.
Ah,
se esistesse, se fosse qua chi mi dicesse: «Tu non lo sai quanto ti desidero».
E, invece, no. Il tempo passa scorre e, nell’attesa, la tristezza mi si riversa
dentro.
III.
Continuo
a cercarlo quel calice, come un forsennato. Perché – io ora lo so – è prezioso,
è capace di fare miracoli. È la fonte stessa dell’esistenza.
Ci
ho riflettuto sopra e un pensiero mi ha invaso: non è l’amore, come tutti lo
intendete, che sto cercando adesso. No, credetemi: non è questa la mancanza che
mi tortura.
Quello
non mi basterebbe. Lo so, perché ne ho avute di belle storie; e tante anche.
Potrei esserne sazio e soddisfatto. In realtà quello che cerco, che non trovo,
che non mi dà pace e tutta un’altra cosa; anche se si chiama allo stesso modo.
È difficile da credere, ma si tratta dell’Amore con la A maiuscola, quello con gli dei.
IV.
Dentro
ognuno di noi c’è un calice…
Mi sembra anche il caso di
riportare le parole con cui Alfio Patti commentò l’evento sul suo blog (http://alfiopatti.wordpress.com/):
“All’ombra della Loggia” è
un libro storico e poetico insieme. L’esposizione è semplice, senza
appesantimenti letterari, immediata, diretta; scritto da chi vuole rivolgersi
agli altri pensando agli altri; cioè usando un mezzo (la scrittura) con la
stessa maestria dello scalpellino di pietra. Dosa i colpi del maglietto,
inclina bene lo scalpello, e ci presenta una piccola scultura.
Ninni Barresi, si inventa
un paese, Roccarasa, in Sicilia, e una Rispettabile Loggia all’Oriente del
paese. La Loggia massonica è operativa (molto rara oggigiorno, sono quasi tutte
speculative) La Rispettabile Loggia Fontechiara.
L’aspetto fiabesco del
libro è rappresentato da un piccolo Stato, come nelle fiabe, dove regna Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Una
fiaba che si rifà all’Architetto Universale e che vede riuniti, in uno Stato
libero (in seno ad una Sicilia feudale), una regione dell’anima oltre che
geografica, tanti fratelli liberi e di buoni costumi.
Ognuno diventa, così come
vuolela Libera Muratoria, costruttore di uomini per diventare costruttore di
pace. E’ chiaro che prima bisogna costruire l’uomo perché la Pace si realizzi, ma
non c’è Pace senza giustizia e diritti umani garantiti.
“La mie chiavi di volta – ha
spiegato Ninni Barresi – sono
tre: una in mente, una nel cuore ed una nella “bocca dell’anima”. Se tutte e
tre le chiavi non fossero in sintonia tutta l’impalcatura della costruzione
architettonica cederebbe. Si tratta della continua ricerca del Sé!”.